( Pescasseroli, 05 Marzo 2025 )Come più volte raccontato in passato, dal 2023 il Parco è impegnato in un progetto di apicultura naturale, in collaborazione con l'apicoltore Mario Petrella e con il sostegno finanziario del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Lo scopo dell'iniziativa è stato quello di sostenere un progetto pilota di apicoltura naturale e più sostenibile che prevede l'allevamento di api italiane (ligustica) in arnie a favo naturale chiamate Kenya Top Bar modificate o Kenya top grap.
Il 2024 è stato un anno intenso, che ha visto le attività apistiche fronteggiare una stagione che, a causa delle alte temperature, è stata particolarmente ostile, portando ad una produzione non particolarmente abbondante.
Come per il 2023 , le arnie a favo naturale, posizionate presso il Centro Natura di Pescasseroli, hanno permesso lo svolgimento sia di attività di educazione ambientale, sia di attività di monitoraggio e ricerca nel campo dell'apicoltura.
Una grande soddisfazione è stata, di sicuro, quella di vedere il miele millefiori prodotto nell'ambito del progetto ricevere due premi: il secondo posto nel concorso dei "grandi mieli millefiori del Centro Italia" e il primo posto tra i mieli millefiori dei parchi dell'appennino, nell'ambito della manifestazione Mielinfesta.
Uno degli obiettivi del progetto di apicultura naturale, è anche quello di analizzare e monitorare costantemente la produzione delle api italiane (ligustica) nelle particolari arnie a favo naturale (Kenya top grap).
Per la gestione e il monitoraggio, le arnie, posizionate nel Centro Natura di Pescasseroli, sono state dotate di un sistema di monitoraggio a distanza con sensori che consentono la rilevazione di peso, temperatura esterna, temperatura interna e umidità. Un'altra delle iniziative avviate nel 2024 è stata l'inserimento dei 4 alveari in un progetto, coordinato dal Dott. Luciano Recchiuti dell'Istituto Zooprofilattico di Teramo, finalizzato al monitoraggio delle patologie dell'alveare tramite l'analisi dei residui nel vassoio diagnostico posto sotto all'arnia.
In aggiunta, l'apicoltore Mario Petrella ha partecipato al progetto CON.API.IT finanziato dal MASAF e coordinato dal Prof. Pier Paolo Danieli del dipartimento DAFNE dell'Università degli Studi della Tuscia, con l'Istituto Zooprofilattico di Teramo e con il CNR-IPSP. Il progetto ha previsto questionari per gli apicoltori, analisi morfometriche e genetiche-mitocondriali sulle api e analisi patologiche sui residui dei cassetti diagnostici, e per questo sono state campionate tre arnie del suo apiario da cui provengono le colonie del progetto. Grazie alle analisi mitocondriali svolte nell'ambito del progetto CON.API.IT presso i laboratori del CNR-IPSP dal Dott. Gennaro di Prisco è stato possibile confermare che le api utilizzate nell'ambito del progetto del Parco appartengono a pieno titolo alla sottospecie LIGUSTICA.
Il miele prodotto nelle annate 2023 e 2024 è stato inviato al laboratorio "PIANA RICERCA" per effettuare analisi melisso-pallinologiche finalizzate al confronto fra le due diverse annate, per comprendere meglio l'enorme biodiversità da cui siamo circondati e di come questa, di stagione in stagione, influenza l'apicoltura.
È stato curioso, infatti, notare come seppure il periodo di raccolta e la posizione siano sempre gli stessi, il miele che è stato raccolto dalle api, nei due diversi anni, è risultato completamente diverso in colore, sapore e profumo.
Un segno evidente che il miele millefiori oltre a poter essere molto diverso da zona a zona, può variare fortemente anche di anno in anno. In quest'ultimo caso, il fattore determinante è senza dubbio l'andamento meteorologico stagionale, insieme anche alle attività antropiche come l'agricoltura. Aspetti, questi, che di sicuro vanno a definire quello che è un miele di territorio.
Le stagioni nei primi due anni di progetto sono state estremamente diverse tra loro: mentre il 2023 è stato caratterizzato da una primavera estremamente piovosa, le precipitazioni primaverili del 2024 sono state nettamente inferiori. Un aspetto che, per i fiori, ha dato origine a sostanziali differenze in termini di fioriture e quantità di nettare.
Al fine di ottenere un valido riscontro scientifico di tale evidenza, i mieli delle due annate sono stati fatti analizzare da un laboratorio specializzato che ci ha fornito le relative analisi polliniche per i due diversi campioni, permettendo una comparazione oggettiva.
Nel campione del 2023 abbiamo, un colore estremamente chiaro quasi "avorio", una cristallizzazione media, un odore aromatico speziato e una leggera nota acida.
Le percentuali di maggiore rilevanza in termine di specie floreali rilevate sono: Trifolium, Allium, Sedum sempervivum (trifoglio di prato, aglio selvatico e sedum che è una pianta grassa). Oltre a queste sono poi state rilevate anche una gran quantità di fiori visitati che danno indicazione sull'enorme variabilità botanica che le api sono in grado di visitare.
Nel campione 2024 abbiamo invece un colore ambrato decisamente più scuro di quello 2023, cristallizzazione fina, odore vegetale fruttato di debole intensità con una nota leggermente acida
Le percentuali di maggiore rilevanza sono: Trifolium, Onobrichis, Coronilla Hippocrepis (trifoglio di prato, lupinella, emerus major o anche ginestra di bosco). Le due presenze che lo scorso anno erano molto più presenti, Allium e Sedum hanno avuto un apporto nettarifero decisamente inferiore segno che la stagione non ha favorito la loro fioritura e la produzione di nettare.
La bellezza di queste osservazioni dà un'evidente lettura di quanto il processo di trasfotmazione del nettare in miele sia delicato e influenzato da variabili che noi umani non percepiamo minimante. Ricordiamo inoltre che una delle caratteristiche delle api, quella che più permette all'apicoltore di raccogliere il miele, è rappresentata dall'abbondanza. Le api, infatti, per loro istinto, producono molto più del loro reale fabbisogno, caratteristica che si nota anche nella produzione dei fuchi, che può arrivare ad essere anche 100 volte superiore al necessario. Questi studi ci permettono anche una riflessione più ampia sul mondo naturale che ci circonda e che conosciamo ancora troppo poco. Infatti esse servono a comprendere sempre di più che tutto è collegato attraverso una complessa rete di interazioni e dipendenze che comprende anche noi esseri umani, anche se ce ne dimentichiamo spesso.