Titolo
Edison per l'orso
Presentazione
Chi è l'orso marsicano
Carta d'dentità
Cosa mangia
Biologia dell'orso
Dove vive
Perchè convivere con l'orso
Distribuzione degli orsi nel mondo
L’orso bruno in Europa
Distribuzione e status di conservazione in Italia
Principali fattori di rischio a scala locale
L’orso e l’uomo
Leggende e miti popolari
Storia e curiosita'
Lo sapevi...?
C’e' ma non si vede (segni di presenza)
La ricerca al servizio della conservazione
Il progetto Orso del Parco
La sfida della conservazione
Conservazione e contesto istituzionale
Linee di azione per salvare l’orso
Consigli 1
Consigli 2
Fine
Perchè convivere con l’orso
L'orso, al pari di altri grossi carnivori, può a
volte trovarsi in situazioni di conflitto con le
attività dell’uomo: un alveare distrutto, un
orto divelto, un albero di mele danneggiato, o una
pecora sbranata.
Ma qualsiasi sia il prezzo da pagare,
nessuno di noi vorrebbe che l’orso un giorno
sparisse per sempre dai nostri monti.
Ciascuno di noi ha i suoi buoni motivi per sperare
che l’orso, nonostante tutto, ce la faccia.
I perché della conservazione dell’orso variano in
base alle nostre esperienze personali, alla nostra
educazione, alle nostre percezioni, attitudini ed
estrazione culturale, al luogo in cui viviamo e al
mestiere che facciamo.
Ciascuno di noi, anche se inconsciamente, associa
determinati “valori” alla conservazione dell’orso:
questi possono essere di natura storica, culturale,
ecologica, scientifica, estetica, spirituale o esistenzialista.
Ci può emozionare l’incontro inaspettato
con un orso durante un’escursione in montagna
o ci può anche semplicemente rasserenare sapere,
anche se non lo vedremo mai, che l’orso continua
a vivere nonostante tutto in qualche angolo remoto
del nostro Paese.
Ci può affascinare il suo aspetto o intrigare la sua
biologia.
Oppure, affascinati dalla sua lunga storia
evolutiva, l’orso ancora tra noi ci fa sentire meno
soli in questo viaggio sulla Terra…
Si tratta di valori che si sono andati diffondendo
negli ultimi decenni ed in seguito al maturare
di un atteggiamento più positivo nei confronti
dell’ambiente e delle risorse naturali.
E tale atteggiamento, nel caso dell’orso, è stato in
Italia definitivamente tradotto in normativa fin
dal 1939, quando alla specie venne riconosciuta la
protezione legale.
Anche il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise
fin dal lontano 1922, venne istituito per la tutela
degli ultimi orsi marsicani.
In un’ottica più recente e globale di conservazione
della biodiversità, gli sforzi per la tutela dell’orso e
degli altri grossi carnivori sono visti come strategici
anche da un punto di vista operativo.
La logica è racchiusa nei concetti di specie ombrello,
specie critica e specie bandiera.
L’orso è una specie ombrello perché necessita di
ampi spazi ed habitat naturali, e la conservazione
dell’orso comporta conseguentemente la tutela
delle tante altre componenti della biodiversità presenti
su scale spaziali più contenute.
L’orso è considerata anche una specie critica, perché
la sua presenza è fondamentale per l’espletamento
di meccanismi e funzioni ecologiche all’interno
dell’ecosistema, senza i quali molte altre
specie non sarebbero in grado di esistere.
Infine, l’orso è considerato a ragion veduta specie
bandiera perché, più di altre specie animali o vegetali,
riesce a catalizzare l’interesse del pubblico
e degli amministratori alla causa della conservazione.
C’è chi, per sostenere la causa della conservazione,
argomenta motivazioni anche di carattere utilitaristico.
A noi non piace però pensare che l’orso, al pari
di altre componenti della biodiversità, debba essere
tutelato essenzialmente per l’utilità diretta o
il profitto economico che l’uomo può trarre dalla
sua esistenza.
È un punto di vista antropocentrico ed arrogante,
che finisce con il negare il diritto di esistenza a
qualsiasi altra forma vivente nel caso non procuri
un qualche beneficio diretto all’uomo.
Anche se conservare l’orso, può voler dire rinunciare
ad una pista da sci, ad un albergo in posizione
panoramica, o ad una comoda strada che attraversa
i monti, il solo sapere che l’orso continuerà a
vivere non ha prezzo