Conoscere l'Orso - Sommario

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Perchè convivere con l’orso


L'orso, al pari di altri grossi carnivori, può a volte trovarsi in situazioni di conflitto con le attività dell’uomo: un alveare distrutto, un orto divelto, un albero di mele danneggiato, o una pecora sbranata.
Ma qualsiasi sia il prezzo da pagare, nessuno di noi vorrebbe che l’orso un giorno sparisse per sempre dai nostri monti.
Ciascuno di noi ha i suoi buoni motivi per sperare che l’orso, nonostante tutto, ce la faccia.
I perché della conservazione dell’orso variano in base alle nostre esperienze personali, alla nostra educazione, alle nostre percezioni, attitudini ed estrazione culturale, al luogo in cui viviamo e al mestiere che facciamo.
Ciascuno di noi, anche se inconsciamente, associa determinati “valori” alla conservazione dell’orso: questi possono essere di natura storica, culturale, ecologica, scientifica, estetica, spirituale o esistenzialista.
Ci può emozionare l’incontro inaspettato con un orso durante un’escursione in montagna o ci può anche semplicemente rasserenare sapere, anche se non lo vedremo mai, che l’orso continua a vivere nonostante tutto in qualche angolo remoto del nostro Paese.
Ci può affascinare il suo aspetto o intrigare la sua biologia.
Oppure, affascinati dalla sua lunga storia evolutiva, l’orso ancora tra noi ci fa sentire meno soli in questo viaggio sulla Terra…
Si tratta di valori che si sono andati diffondendo negli ultimi decenni ed in seguito al maturare di un atteggiamento più positivo nei confronti dell’ambiente e delle risorse naturali.
E tale atteggiamento, nel caso dell’orso, è stato in Italia definitivamente tradotto in normativa fin dal 1939, quando alla specie venne riconosciuta la protezione legale. Anche il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise fin dal lontano 1922, venne istituito per la tutela degli ultimi orsi marsicani. In un’ottica più recente e globale di conservazione della biodiversità, gli sforzi per la tutela dell’orso e degli altri grossi carnivori sono visti come strategici anche da un punto di vista operativo.
La logica è racchiusa nei concetti di specie ombrello, specie critica e specie bandiera. L’orso è una specie ombrello perché necessita di ampi spazi ed habitat naturali, e la conservazione dell’orso comporta conseguentemente la tutela delle tante altre componenti della biodiversità presenti su scale spaziali più contenute.
L’orso è considerata anche una specie critica, perché la sua presenza è fondamentale per l’espletamento di meccanismi e funzioni ecologiche all’interno dell’ecosistema, senza i quali molte altre specie non sarebbero in grado di esistere.
Infine, l’orso è considerato a ragion veduta specie bandiera perché, più di altre specie animali o vegetali, riesce a catalizzare l’interesse del pubblico e degli amministratori alla causa della conservazione.
C’è chi, per sostenere la causa della conservazione, argomenta motivazioni anche di carattere utilitaristico. A noi non piace però pensare che l’orso, al pari di altre componenti della biodiversità, debba essere tutelato essenzialmente per l’utilità diretta o il profitto economico che l’uomo può trarre dalla sua esistenza.
È un punto di vista antropocentrico ed arrogante, che finisce con il negare il diritto di esistenza a qualsiasi altra forma vivente nel caso non procuri un qualche beneficio diretto all’uomo.
Anche se conservare l’orso, può voler dire rinunciare ad una pista da sci, ad un albergo in posizione panoramica, o ad una comoda strada che attraversa i monti, il solo sapere che l’orso continuerà a vivere non ha prezzo