Quando si parla di orsi in paese, è necessario fermarsi a riflettere con razionalità e mettere sul piatto della bilancia rischi e benefici
Qual è l’approccio che minimizza i rischi e garantisce la migliore convivenza fra uomo e orso?
Minimizzare i conflitti e incrementare la tolleranza, è quello che può garantire la sopravvivenza di una specie a rischio estinzione come l’orso bruno marsicano, ed è l’obiettivo che si prefigge il Parco.
Perché l’orso marsicano è specie a rischio?
Perché ne sono pochi (circa 50 individui) e, nonostante si riproducano ogni anno, il loro numero rimane esiguo, spesso a causa dell’uomo (es. bracconaggio, incidenti stradali, etc.).
Quali sono le dinamiche alle quali va incontro l’orso che entra nei centri abitati?
- L’abituazione all’uomo;
- La dipendenza da cibi di origine “umana”;
- Comportamenti inappropriati da parte delle persone.
Ma approfondiamo.
- Un orso che entra in un paese e si trova ad essere esposto ripetutamente alla presenza ravvicinata di persone, senza ricevere esperienze negative, può abituarsi all’uomo; questo si traduce in animali facilmente avvicinabili, ovvero che tollerano la presenza di persone a distanze più brevi rispetto ad animali più schivi.
- L’orso può avere accesso a risorse "facili" e nutrienti se non messe in sicurezza e/o protette (es. mangime, arnie, pollai, bestiame, orti, ecc.), e subire facilmente un condizionamento dal punto di vista alimentare, che lo porterà ad entrare continuamente nei centri abitati per trovare cibo, finendo per perdere qualsiasi forma di diffidenza.
- Le persone poco informate possono adottare comportamenti inappropriati e incauti:
- reazioni di fuga o aggressive che possono far sentire l’animale minacciato;
- avvicinamenti a distanze che possono spingere l’orso ad attaccare per difendersi,
- eccessiva confidenza da parte delle persone che dimenticano di avere davanti un animale selvatico;
- alimentazione fornita dalle persone volutamente che finisce per condizionare ancora di più l’orso.
Un orso confidente e condizionato può diventare attore di ripetuti incidenti “spiacevoli” con l’uomo.
Ricordiamoci che per l’orso, muoversi all’interno di un centro abitato, non è come camminare in un bosco o in montagna, e quindi in un ambiente naturale.
La struttura stessa di molti paesi in Appennino, fatti di vicoli stretti e angusti, può determinare incontri ravvicinati e a sorpresa tra uomo e orso mettendolo facilmente alle “strette” (es. inseguimento da parte di cani o persone) e senza vie di fuga.
Quali sono le conseguenze di questi incidenti?
Incremento dei conflitti economici (danni) e sociali (disagio e paura), e rischio di dovere “rimuovere” l’orso a fini gestionali (es. mettere in cattività).
Quindi, sottovalutando i rischi di avere un orso in paese, possiamo trovarci di fronte alla scelta “obbligata” di perdere un individuo e incidere sulla sopravvivenza di questa popolazione.
Da un punto di vista sociale la non accettazione e tolleranza da parte delle popolazioni è la causa che può maggiormente minacciare la sopravvivenza dell’orso e renderlo anche vittima di atti illegali.
Questo fenomeno può acuirsi in maniera drammatica al di fuori delle aree protette, e soprattutto in aree di recente espansione, dove le persone non sono più abituate a convivere con l’orso da secoli.
L’osservazione di un orso è una forte attrattiva e può sicuramente aiutare a sensibilizzare le persone e creare maggiore empatia con la natura.
Ma è necessario farlo a distanze ravvicinate, rischiose e in situazioni non “naturali”?
L’opportunità di vedere un orso da vicino, può valere tutti i rischi di cui sopra?
Convivere implica la necessità di modificare i propri comportamenti e adattarsi all’altro, e qui parliamo non solo di correggere quelli degli orsi, ma anche (e soprattutto) quelli dell’uomo.
Ma cosa possiamo fare in pratica?
Continuate a seguirci per scoprire come rendere meno “appetibili” i centri abitati e acquisire comportamenti a “prova di orso”, al fine di prevenire e ridurre i danni sociali e economici.#appuntamentorsi 3
Qualche lettura per saperne di più:
- Can, Ö. E., D'Cruze, N., Garshelis, D. L., Beecham, J., & Macdonald, D. W. (2014). Resolving Human‐Bear Conflict: A Global Survey of Countries, Experts, and Key Factors. Conservation Letters, 7(6), 501-513.
- Herrero, S., Smith, T., DeBruyn, T. D., Gunther, K., & Matt, C. A. (2005). Brown bear habituation to people—safety, risks, and benefits. Wildlife Society Bulletin, 33(1), 362-373.
- Hopkins III, J. B., Herrero, S., Shideler, R. T., Gunther, K. A., Schwartz, C. C., & Kalinowski, S. T. (2010). A proposed lexicon of terms and concepts for human–bear management in North America. Ursus, 21(2), 154-168.
- Penteriani, V., del Mar Delgado, M., Pinchera, F., Naves, J., Fernández-Gil, A., Kojola, I., ... & Sahlén, V. (2016). Human behaviour can trigger large carnivore attacks in developed countries. Scientific reports, 6, 20552.
Pubblicato su Facebook il 25 agosto 2017