Orso bruno marsicano
Metodologia trasparente oggettiva e scientifica nella ricerca in corso - intervengono il Presidente Giuseppe Rossi e il Direttore Vittorio Ducoli
( 27 Giugno 2008 )Recentemente sono comparse sulla stampa e in televisione notizie che riferiscono dello stato della grande fauna nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, in particolare dell’orso bruno marsicano, specie carismatica che costituisce l’elemento centrale dell’azione di conservazione del Parco.
Consapevole che uno dei principali pericoli per la conservazione consiste nell’inseguire le opinioni e le posizioni di coloro che, senza adeguata conoscenza e senza basarsi su dati scientifici attendibili, forniscono interpretazioni personali, il Parco ha intrapreso la via della trasparenza e della oggettività assicurate dalla applicazione del metodo scientifico, nella convinzione che solamente i dati ricavati con metodologie scientifiche esplicite e supportate dalle migliori competenze disponibili a livello mondiale costituiscano la base delle politiche di conservazione e di confronto con tutti i gruppi di interesse.
In particolare è attualmente in corso una specifica ricerca sull’orso coordinata dalla Direzione e dal personale tecnico e scientifico del Parco, condotta dalla Università di Roma La Sapienza, affiancata dall’Istituto Nazionale Fauna Selvatica, dall’Ufficio Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato e dai più titolati specialisti nordamericani esperti di specifici settori d’indagine.
Le stime attuali della popolazione di orso marsicano, condotte con metodologie basate su tecniche genetiche per il riconoscimento individuale dei plantigradi e sofisticate elaborazioni statistiche, indicano una popolazione di circa 50 esemplari.
In questi giorni è in corso un ulteriore affinamento delle stime attraverso un attento campionamento su tutto il Parco e la Zona di Protezione Esterna.
La cattura e marcatura di alcuni individui con radiocollari satellitari sta permettendo di verificare, per la prima volta e in modo dettagliato, gli spostamenti degli orsi e le situazioni di conflitto con le attività antropiche.
Ciò viene fatto con la massima cautela e attenzione, in modo da non arrecare danno agli animali e non incidere minimamente sulle loro abitudini di vita.
Infine, è importante precisare che gli orsi ritrovati morti per varie cause, sia naturali sia antropiche, negli ultimi 10 anni sono stati 24, purtroppo non pochi ma ben meno che negli anni precedenti.
Nonostante i notevoli sforzi di ricerca messi in campo, il Parco resta molto interessato a ricevere qualsiasi altra informazione fosse disponibile sullo stato delle sue popolazioni animali; tuttavia, affinché possano risultare utili alla causa della conservazione, questi debbono ovviamente provenire da istituzioni e organismi ufficiali e riconosciuti, tecnicamente e scientificamente organizzati e funzionali o da ricercatori e studiosi specializzati e competenti e devono essere necessariamente supportati da rigore metodologico, riscontri oggettivi, trasparenza e credibilità scientifica.
Le informazioni recentemente diffuse da fonti estranee a questa logica non sembrano di alcuna utilità alla conservazione.
Rischiano, piuttosto, di confondere l’opinione pubblica sulla sostanziale differenza che esiste tra un fatto scientificamente conclamato e semplici opinioni personali.
Infine, è opportuno ricordare che, per legge, la ricerca scientifica nel Parco da parte di terzi deve essere preventivamente approvata dall’Ente.
Oltre a quella dell’Ente Parco, al momento non risultano in corso ricerche sull’orso marsicano regolarmente autorizzate.
Comunicato Stampa n. 49
Orso bruno marsicano