Salamandrina di Savi o dagli occhiali settentrionale
Salamandrina perspicillata (Savi, 1821)
Classe: Anfibi (Amphibia)
Ordine: Caudati (Caudata)
Famiglia: Salamandridi (Salamandridae)
Riconoscimento: La salamandrina di Savi è un endemita appenninico diffuso dalla Liguria centrale fino al Molise e alla porzione settentrionale della Campania. A sud del fiume Volturno, fino alla Calabria, ma non nel versante adriatico, è distribuita invece Salamandrina terdigitata (Lacépède, 1788), specie strettamente affine, riconoscibile solo in base a caratteri molecolari. Tranne in piccole zone della valle del Volturno, le due specie non convivono. Rispetto alla salamandra pezzata è di dimensioni molto minori (7-9 cm; a volte 11 cm le femmine) ed è priva di macchie gialle-arancio sul fondo nero dorsale. La coda è lunga più di una volta e mezzo il resto del corpo. Si distingue dalle altre specie di anfibi per la forma più magra, la colorazione più scura e, soprattutto, il disegno chiaro a forma di occhiali sulla testa e le macchie bianche e rosse del ventre e sotto la coda. La configurazione e la distribuzione di queste macchie è estremamente variabile, tanto da consentire il riconoscimento di ciascun individuo. Inoltre, il genere Salamandrina, a differenza degli altri urodeli italiani, presenta arti anteriori e posteriori dotati di quattro dita anziché cinque. Il dimorfismo sessuale è poco evidente, ma i maschi sono generalmente di dimensioni inferiori alle femmine e hanno coda relativamente più lunga.
Biologia ed ecologia: Si tratta di una specie di urodelo a vita prevalentemente terrestre e che entra in acqua solo per l’ovideposizione. Vive soprattutto in boschi temperati e abbastanza umidi, attraversati da ruscelli con scarsa corrente e presenza sul fondo di sassi, foglie e rami. Di rado è presente anche in ambienti secondari di derivazione da boschi, ma sempre con ruscelli o abbeveratoi. Fuori dall’acqua è difficile da vedere, perlopiù in autunno, perché vive tra le foglie e la colorazione marrone dorsale la rende criptica. Inoltre, è prevalentemente notturna e, solitamente, si registra una fase di latenza invernale ed una estiva, con gli animali che si rifugiano più o meno in profondità negli interstizi del terreno. La fecondazione, tramite spermatofore deposte dal maschio dopo una “danza” di corteggiamento e raccolte dalla femmina, avviene in autunno e sul terreno, tra le foglie. In primavera (in zone più calde sin da febbraio) le sole femmine vanno in acqua per deporre le uova adesive fissandole sotto sassi, rami o vari copri sommersi. In questa fase non è difficile osservare le salamandrine in acqua, soprattutto nei ruscelli di piccola portata o negli abbeveratoi. Le femmine depongono, nell’arco di 1-9 giorni, da 30 a 60 uova, e sono fedeli ai siti riproduttivi. Dopo circa 2-5 settimane schiudono le larve che completano la metamorfosi in 2-5 mesi. La durata di queste fasi dipende dalla temperatura dell’acqua e dalla quantità di cibo disponibile. Le femmine raggiungono la maturità sessuale fra i 4 e i 5 anni e la massima longevità è di 12 anni. Gli adulti sono carnivori e si nutrono di piccoli nematodi, molluschi ed artropodi della lettiera, soprattutto collemboli e isopodi. Estroflettono la lingua per catturare le prede. Le larve sono anch’esse predatrici di piccoli artropodi ma in ambiente acquatico.
Fattori di minaccia: Sebbene S. perspicillata mantenga una distribuzione relativamente ampia, con popolazioni localmente abbondanti, è da considerare come una specie molto sensibile alle alterazioni della qualità ambientale tanto da essere ritenuta un efficace bioindicatore dello stato di conservazione di una data area. La distruzione o il degrado dei suoi ambienti vitali, per via del disboscamento, urbanizzazione, inquinamento, captazione dei corpi d’acqua, introduzione di salmonidi, ha già prodotto declini localizzati della specie. In alcune zone la presenza della specie è ormai solamente documentata da dati storici, ma dato l’elevato numero di nuovi siti di presenza individuati, si ritiene che la distribuzione della specie possa essere sottostimata. Come nel caso della salamandra pezzata, infatti, l’osservazione della specie in natura non è semplice, a causa delle abitudini elusive degli adulti e dell’alta capacità mimetica delle larve (queste ultime di dimensioni ancora più ridotte rispetto alle larve di salamandra). Entrambe le specie di salamandrina hanno livelli prioritari di conservazione: S. perspicillata è inclusa (ancora col nome S. terdigitata) nella Direttiva Habitat (Allegati II e IV) (DPR 357/97) e nell’Allegato II della Convenzione di Berna ed è protetta da varie leggi Regionali (per il Lazio L. R. 18/1988). Una misura importante da tenere in considerazione per la tutela di questa specie è la limitazione agli interventi di pulizia dei fontanili-abbeveratoi e alla loro trasformazione da strutture in gran parte in pietra ad altre fortemente cementate. Per questo, il Parco, ha attivato una campagna di sensibilizzazione contro questa usanza. Nella Lista Rossa IUCN (2020) è classificata come “in pericolo” (EN).
Curiosità: Anche in questo caso, la colorazione ventrale rossa ha valore aposematico e viene mostrata in caso di pericolo inarcando il tronco e sollevando verso l’alto arti e coda. L’assunzione di questa particolare postura è una reazione difensiva denominata Unkenreflex, termine coniato per gli anuri del genere Bombina che manifestano un comportamento simile. Se minacciata la salamandrina può mettere in atto un’altra strategia difensiva, la “tanatosi”, quando l'animale si immobilizza fingendosi morto. In condizioni di affollamento o di scarsità di cibo, si verificano sistematicamente episodi di cannibalismo. Questo non vale solo per la salamandrina, ma per gli Urodeli in genere. Le salamandrine rappresentano l'unico genere di vertebrati endemici della penisola italiana. Secondo uno studio di Macaluso et al. (2021) il riscaldamento globale, causato dalle crescenti emissioni di C02, potrebbe, nei prossimi 50 anni, ridurre l'idoneità climatica per questi anfibi e causarne la definitiva estinzione.
Nel Parco: La salamandrina dagli occhiali era segnalata storicamente in 20 siti, di cui solo 3 sono stati confermati. Nel corso dei due anni d’indagine sono state però aggiunte 14 nuove stazioni di presenza. La specie appare generalmente distribuita da 629 a 1843 m s.l.m., quasi esclusivamente nei pressi di ruscelli, all’interno o nelle immediate vicinanze di boschi mesofili. Questi ambienti rappresentano l’habitat elettivo della salamandrina, anche se la stessa è talvolta rinvenibile all’interno di fontanili o abbeveratoi. Complessivamente, tutti i siti riproduttivi si addensano nel versante molisano e laziale. Non è stato invece possibile confermare nessuna delle 15 segnalazioni storiche del versante abruzzese, distribuite soprattutto nell’area centrale del PNALM, lungo la valle del Fiume Sangro. Questa discrepanza suggerisce di compiere nuove indagini nelle aree dove la specie non è stata confermata, per cercare di individuare eventuali cause di rarefazione. La presenza di piccole zone di convivenza nella valle del Volturno, non lontano del settore meridionale del PNALM, incentiva a sviluppare indagini genetico-molecolari sulle popolazioni di salamandrina delle aree molisane del Parco, per confermare la presenza della sola specie settentrionale.
Salamandrina di Savi: femmina adulta con uova
(foto di: Matteo Di Nicola)
Salamandrina di Savi: adulto in ambiente naturale
(foto di: Matteo Di Nicola)
Salamandrina di Savi: adulto in comportamento "Unkenreflex"
(foto di: Leonardo Vignoli)
Salamandrina di Savi: Distribuzione e Presenza nel Parco
(foto di: Marco Bologna et al.)
Salamandrina di Savi: larva
(foto di: Leonardo Vignoli)