Piano antirandagismo
Lotta al randagismo canino
Misure urgenti per la lotta al randagismo canino nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise - Protocollo operativo
Premessa
La conservazione delle popolazioni di selvatici, alcuni dei quali a rischio di estinzione, del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, vede come premessa indispensabile l’armonizzazione tra le attività antropiche ed i requisiti biologici, ecologici e di sicurezza delle specie animali.
Tra le attività antropiche che hanno un forte impatto sulle popolazioni di carnivori ed ungulati selvatici, vanno annoverate prioritariamente la zootecnia e l’agricoltura che, insieme ai comportamenti umani errati (abbandoni) purtroppo molto frequenti, hanno originato negli ultimi anni un fenomeno emergente: la presenza incontrollata di cani sul territorio.
Tale fenomeno determina serie ripercussioni in primis per la conservazione delle specie selvatiche alcune delle quali a rischio di estinzione interferendo pesantemente sulle dinamiche di popolazione, ma origina anche delle problematiche gravi a livello economico, con crescita esponenziale degli indennizzi erogati dall’Ente, a livello di sicurezza pubblica, con segnalazioni di frequenti tentativi di aggressione da parte di branchi di cani in ambiente silvestre agli utenti del Parco e non ultimo le problematiche sanitarie, di difficile gestione, qualora le malattie infettive instaurino dei cicli silvestri sulla fauna selvatica.
La presenza di cani vaganti nel Parco è un fenomeno noto da diversi anni che, se prima era limitato alla presenza di nuclei vaganti nelle immediate vicinanze dei centri abitati, negli anni più recenti si è assistito ad una progressiva colonizzazione del territorio poco o nulla antropizzato che coincide con i pascoli, da parte di nuclei di cani.
Si ritiene che tale situazione sia alimentata soprattutto dalla non ottimale gestione dei cani da lavoro associati alle aziende zootecniche che utilizzano, soprattutto nel periodo estivo i pascoli di alta e media quota del Parco.
A dimostrazione di quanto sopra si citano alcuni dati del PNALM che segnalano numerosi avvistamenti di nuclei di cani (anche di 20-30 esemplari) in località molto distanti dai centri abitati, che presentano atteggiamenti ormai completamente “inselvatichiti”, caratterizzati da forte pressione predatoria sulla fauna selvatica e sul bestiame domestico.
Molto significative a tale proposito sono le segnalazioni di 4-5 cani che tengono sotto forte pressione predatoria il branco di Camosci Appenninici di Monte Castelnuovo nel Comune di Rocchetta al Volturno (IS), le segnalazioni di cani che inseguono esemplari di Orso Marsicano in località “Valico di Gioia Vecchio-Vallone Macrana”, nei comuni di Gioia dei Marsi e Lecce dei Marsi, l’uccisione di almeno due cuccioli di Orso marsicano negli anni passati, la recente epidemia di cimurro cha ha massicciamente interessato i cani in numerosi centri abitati del Parco e la popolazione di Lupi, con decimazione delle cucciolate di lupi del 2013, il potenziale interessamento della popolazione di Orsi marsicani, specie fortemente minacciata di estinzione.
Tale situazione impone di mettere in atto valide strategie e misure urgenti di gestione del fenomeno, rese obbligatorie anche dalla vigente normativa nazionale e regionale.
Si è ritenuto pertanto importante coinvolgere nei modi e nei termini del presente Protocollo, nella progettazione ed attuazione delle misure sul territorio protetto del Parco, oltre all’Ente stesso, anche i Servizi Veterinari delle ASL competenti, l’Ente Nazionale per la Protezione Animale, i Comuni e i corpi di vigilanza Ambientale (Guardiaparco e Agenti CFS) operanti sul territorio, per attuare quanto previsto in modo capillare e costante nel tempo, per centrare gli obiettivi prefissati.
Piano di contrasto al randagismo canino 2016 (223Kb)