Campoli Appennino è certo uno dei borghi più caratteristici che abbiamo in Italia, unico centro storico costruito sul bordo di una gigantesca dolina, un profondo “imbuto” denominato Tomolo.
Comune compreso nel versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise la sua origine è di epoca medioevale, anche se successive sovrapposizioni urbanistiche ne hanno parzialmente modificato l’antico assetto. Inalterata si mantiene l’atmosfera dei vicoli: un susseguirsi di gradinate, porticati e casette di pietra.
Dalla chiesa di San Pancrazio davvero sorprendente è la vista sulle dorsali carbonatiche del Lazio: il monte Cairo, gli Ausoni-Aurunci, i Simbruini Ernici, con il Pizzo Deta, la val Roveto e i monti del Parco.
Picinisco: Paese montano di origine medievale che giace su una ridente ed incantevole balza della catena del Monte Meta, circondato da faggi, fitti castagneti e boschi di querce.
Dal naturale “balcone” sulla piazza principale si domina dall’alto la pittoresca Valle di Comino che conserva ancora intatto il fascino di una vita semplice e naturale.
L’antico borgo, che si sviluppa intorno al castello costruito dai Conti d’Aquino, con le sue torri e le mura merlate al quale si accede dalle monumentali porte: Codarda, Saracina, Rione e Piazza.
La Chiesa di San Rocco del XVI secolo, il Municipio e la Chiesa di San Lorenzo lungo Via Maggiore con campanile in pietra, abside romanica, facciata ottocentesca con lesene giganti e mensole. Il ponte romano lungo il sentiero di Ponte Le Branche.
Escursioni da Picinisco :
- (N1) Prati di Mezzo - Passo dei Monaci: 1,30 h, M
- (N2) Prati di Mezzo - Valle Venafrana: 2 h, M
- (N3) Pratolungo - Valico di Monte Altare Tartaro: 2,30 h, D
Escursioni da Campoli Appennino :
- Il vallone del Lacerno è meta di un itinerario non difficile ma di sicura soddisfazione. Il vallone del Lacerno è una profonda incisione valliva scavata dall’acqua negli ultimi due milioni di anni della storia del pianeta Terra. L’erosione fluviale e gli intensi fenomeni tettonici hanno generato un canyon di grande suggestione che, proseguendo verso le sorgenti della val San Pietro, diventa sempre più angusto fino a diventare una spettacolare gola di roccia larga non più di qualche metro.
I Prodotti:
Formaggi di pecora – Formaggi di capra
II Pecorino di Picinisco rappresenta per il Lazio un importante prodotto caseario che vanta una significativa tradizione rinvenuta in molteplici testi storici.
Tra le più importanti fonti storiche non possono essere trascurati gli scritti del ’600 del Castrucci, le citazioni rinvenute in “Statistica Murattiana” del 1811 e l’abbondante documentazione archivistica conservata presso il Comune di Picinisco tra cui: bolle di accompagnamento delle merci, licenze di vendita al minuto e all’ingrosso del formaggio, bollette di pagamento delle imposte.
I censimenti di capi ovi-caprini del periodo compreso tra il 1875 e i1 2000 evidenziano la vocazione delle popolazioni locali a questo tipo di attività pastorizia e di trasformazione lattiero casearia, nonché la vocazione dei territori ad accogliere tale allevamenti.
A conferma della relazione storica tra il Pecorino di Picinisco e i territori della Valle di Comino si cita lo studio dei toponimi di E.M. Beranger dal quale risulta come molti termini impiegati nel processo di produzione di questo prodotto fossero anche impiegati per l’identificazione di luoghi, contrade e piazze (mappe catastali del 1806-1815).
II Pecorino di Picinisco é in fase di riconoscimento DOP e attualmente é inserito nell’elenco ufficiale dei prodotti tradizionali della Regione Lazio pubblicato annualmente sulla G.U. della Repubblica Italiana.
L’areale di produzione del Pecorino di Picinisco ricade nella Valle di Comino, in provincia di Frosinone e include, tra gli altri, i comuni di Picinisco, Atina, Campoli Appennino e Alvito. Parte dell’areale di produzione ricade nella fascia esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Nei processo di produzione del Pecorino di Picinisco giocano un ruolo essenziale le caratteristiche pedo-climatiche del territorio e le radicate tradizioni locali. II territorio è caratterizzato da rilievi calcarei a forte valenza ambientale con vaste superfici investite a pascolo, fonte primaria di alimentazione degli ovi-caprini allevati.
Le condizioni climatiche dell’area di tipo temperato, con quasi totale assenza di aridità estiva, rendono i prati naturali e prati pascolo, ricchi di essenze vegetali spontanee come la graminacee e leguminose, elemento essenziale della dieta animate.
La pastorizia è il comune denominatore tra i territori dei Comuni ricadenti nell’areale di produzione sia sotto il profilo storico-culturale che sotto il profilo economico: nell’areale esistono ancora, grazie alle cure dei pastori locali, popolazioni ovi-caprine autoctone.
La monticazione (pascolo del bestiame in montagna) che avviene tipicamente sulle montagne della Catena Meta-Mainarde, consente la riduzione dello stress da calura estiva degli animali e, elemento di tradizionalità, e determinante per le caratteristiche organolettiche del Pecorino di Picinisco.
II Pecorino di Picinisco è un formaggio a latte crudo ed a pasta cruda, ottenuto da latte ovino di pecore di razza Comisana, Massese e loro meticci.
E’ possibile rinvenire minime quantità di latte di capra nella materia prima per la produzione di Pecorino di Picinisco, e la ragione di ciò risiede nel fatto che i greggi locali spesso sono caratterizzati dalla presenza di capre. Si osservi però che tali capi caprini sono riconducibile sempre a specie autoctone come la Capra Grigia Ciociara e la Bianca Monticellana.
II latte, in arrivo al caseificio, è lavorato rigorosamente crudo ed e sottoposto alla coagulazione, in caldaia di rame, mediante l’aggiunta di caglio in pasta di capretto o agnello locale precedentemente diluito in acqua.
La rottura della cagliata e effettuata da un sapiente mastro casaro che riduce alle dimensioni di un chicco di miglio il semilavorato; lo predispone in fuscelle sottoposte a rapida pressatura e successivo spurgo; in alcuni casi è prevista l’operazione di stufatura a 40°C per 20-60 minuti.
II processo di salatura a secco è eseguito manualmente, mentre la stagionatura avviene su assi di legno d’abete o faggio.
In funzione del periodo di stagionatura si riconoscono due tipologie: lo Scamosciato che stagiona da 30 a 60 giorni e lo Stagionato con tempi di stagionatura che superano i 3 mesi. II Pecorino di Picinisco presenta forma cilindrica a facce piane e diametro variabile tra 12 e 25 centimetri con pezzature tradizionali di 0,7 – 2,3 kg per il formaggio tipo “Scamosciato” e di 0,6 – 2 kg per il formaggio tipo “Stagionato”.
La crosta sottile e rugosa, tende al giallo paglierino per la prima tipologia e, leggermente più spessa, tende al bruno per la seconda tipologia.
La pasta, dal sapore intenso e dolce per lo Scamosciato e piccante per lo Stagionato, presenta una struttura compatta o con leggera occhiatura e un colore bianco o giallo paglierino. II periodo di produzione e tradizionalmente concentrato tra novembre e settembre, coincide con i due principale periodi di lattazione in cui sono suddivisi i greggi (autunno/primavera in cui prevale la produzione dello Scamosciato e primavera/estate in cui prevale la produzione dello Stagionato).
II Pecorino di Picinisco non é impiegato per alcuna preparazione culinaria e trova a sua maggiore esaltazione dell’essere gustato solo
o accompagnato a pane casereccio.
Formaggio Marzolina
La Marzolina, formaggio storicamente ottenuto dalla trasformazione di latte caprino, é prodotto nel basso Lazio da svariati secoli.
Risulta censito nell’Atlante dei Prodotti Tradizionali della Regione Lazio e viene citato anche da Salvadori del Prato nel trattato di Tecnologia Casearia del 2001.
La marzolina non é soltanto un buon formaggio, ma e anche l’espressione di un territorio e di una cultura che hanno fatto della tradizione e della storia due elementi di successo; il latte di capra impiegato nelle produzioni più tipiche e riconducibile alla Capra Grigia Ciociara e alla Capra Bianca dei Monti Ausoni ed Aurunci due specie autoctone, che pascolano i prati laziali e sono iscritte nel Registro delle razze autoctone della regione Lazio.
II territorio di produzione é caratterizzato da un paesaggio armonioso in cui spiccano le formazioni montuoso-collinari in larga parte calcaree.
Nei pratoni assolati crescono vaste estensioni di graminacee e tra le specie arboree si ritrovano Cerro, Carpino nero, Orniello, Carpino orientale, Leccio e foresta con Sughera.
La Marzolina é un formaggio prevalentemente di latte di capra, ma nell’areale di produzione se ne rinvengono anche versioni ottenute da latte ovino e bovino e addirittura versioni a latte misto.
Pur essendo prodotto in molte zone del basso Lazio, e nei comuni a ridosso dei Monti Lepini, Ausoni, Aurunci e nella Valle di Comino che si rinvengono condizioni ideali per la fase di asciugatura di questo formaggio.
Si presenta come un piccolo cilindro tendente al salato, sia nella versione fresca che stagionata, che spesso viene aromatizzato in bagno d’olio o conservato per 3-6 mesi prima di essere venduto.
Il caglio é rigorosamente in pasta di agnello e la cagliata e sempre rotta con particolare attenzione, lentamente.
Salato a secco a temperatura ambiente, stagiona per periodi piuttosto brevi.
Di seguito si riporta il processo produttivo della marzolina trascritto nel tipico dialetto di Villa Santo Stefano (Fr) uno dei comuni dell’areale di produzione:
« Si mette lu latte di capra a cagliare in un “cuòmmudu” di terracotta sufficiente per la bisogna, e quando il latte s’é sufficientemente rattenuto lo si versa nelle apposite “frascèlla” lasciandole scolare e prendere la classica forma delle “casòtte” ».
A questo punto si possono mangiare come caciotte fresche, molto fini e saporite altrimenti le si continua a far sgocciolare e quando asciutte si mettono in un recipiente di coccio, di legno, vetro o smaltato lasciandovele finchè non cominciano a “fjuriscja” (ammuffire).
Quando ben fiorite, si lavano bene per rimuovere la fioritura con acqua presa dalla cottura di maccheroni con l’aggiunta di aceto, oppure con ‘olio e aceto rimasto dal condimento delle insalate e si mettono ad “assucà”, (seccare all’aria) e quando sono ben “assutte” si reposano nel recipiente di prima e se lassano ancora a piglià la muffa.
Questi maneggiamenti si ripetono varie volte, e quando le marzoline so “arrivate” cioè giustamente stagionate nel sapore e nell’aroma e ben secche, si reposano in recipiente di coccio tenuto chiuso”.
La Marzolina trova la sua migliore espressione quando servita accompagnata dalle Olive di Gaeta e dal Sedano bianco di Sperlonga, condita con olio extra vergine mono-varietale di Itrana. Può essere però anche gustata assoluta, tagliata nell’insalata di pomodoro o sulla bruschetta con aglio.
Un’antica ricetta la vuole condita con peperoncino; se é molto stagionata, va bene grattugiata sui primi piatti, ai quali conferisce un sapore prelibato con gusto forte e genuino.
Da circa due secoli la nostra azienda tramanda di padre in figlio l’esperienza maturata nella cultura della pastorizia. L’allevamento è di tipo semibrado fondamentalmente ovino-caprino.
Quotidianamente il bestiame viene condotto al pascolo.
Strutture di Accoglienza e di Servizi:
La villa vittoriana di Orazio è oggi conosciuta come “Casa Lawrence”. Le minuziose descrizioni degli ambienti, delle stanze, degli arredi riportate ne “La Ragazza Perduta” hanno consentito una fedele restaurazione della struttura di casa “Lawrence“, ad opera della famiglia Pacitti, nel rispetto e nella tutela dello scenario che si presentò allo scrittore inglese e a sua moglie Frieda in una fredda notte di Dicembre del primo Novecento.
Casa Lawrence oggi è luogo di visita e Agriturismo, è possibile gustare la cucina tipica comina, assaporare le prelibatezze che l’Azienda propone, e praticare attività ricreative.
Struttura di inizio ’900 dal tipico stile inglese situata nel comune di Picinisco, all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo nel versante laziale.
Chiamata così in onore del celebre scrittore David Herbert Lawrence, ospite del piciniscano Orazio Cervi.
Lo scrittore vi trovò l’ispirazione per completare il famoso romanzo “The Lost Girl”, “La Ragazza Perduta”, dando come sfondo alle vicende che racconta l’ambiente la natura e gli uomini di questa terra.
La famiglia Pacitti, attuale proprietaria, dopo un fedele restauro ha reso la struttura luogo di visita soggiorno e agriturismo. Allevatori e agricoltori da generazioni, i Pacitti producono prelibati formaggi vini e carni che arricchiscono la tavola dei loro ospiti.