Giornata di studi e confronto tra portatori di interesse
Il 20 giugno 2022, dalle ore 9.30 alle ore 13.30, presso la Sala Convegni del Centro Natura di Pescasseroli, c'è stata la prima giornata di studio sulla
“Strategia Forestale Nazionale” (SNF), promossa dal
Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ha visto una interessante partecipazione di pubblico, composto da alcuni amministratori locali (Civitella Alfedena, Pescasseroli e Villavallelonga), pochi in realtà rispetto alla complessa realtà del nostro territorio, molti tecnici, alcune imprese del settore forestale e rappresentanti dei Carabinieri Forestali, cui è demandato il compito del controllo.
Nel suo saluto di apertura il Presidente Cannata ha evidenziato come la giornata arrivi da molto lontano, bloccata come altre iniziative dal COVID, e che rappresenta un tassello importante nel processo finalizzato a valorizzare le grandi potenzialità del Parco e delle sue risorse, ambientali, ma anche di capitale naturale e umano, in una logica di sviluppo sostenibile che nel Parco può trovare il suo laboratorio di confronto.
Antonio Di Santo, sindaco di Opi e Presidente della Comunità del Parco, ha sottolineato l’importanza del confronto in una stagione molto delicata in cui la crisi energetica sta facendo riflettere sull’uso di alcune risorse ma allo stesso sollecita a trovare risposte alla possibilità di sbocchi occupazionali a giovani interessati a restare sul territorio.
Introducendo i lavori il Direttore del Parco ha fatto rilevare come, purtroppo, ormai dai boschi del Parco, e praticamente da tutti quelli dell’area montana interna, esca solo ed esclusivamente legna da ardere, ovvero materiale destinato alla produzione energetica, mortificando così un settore che pur avendo raccolto la sfida della conservazione riducendo i prelievi in maniera drastica per favorire lo sviluppo di ecosistemi certamente più equilibrati e ricchi, dovrebbe fare un salto di qualità per provare a dare valore aggiunto alle produzioni, destinando la parte più importante al settore industriale, grande importatore di legname da opera. Parimenti la sfida della conservazione, certamente primaria e centrale nell’azione del Parco, non può limitarsi ad azioni passive, soprattutto per quanto riguarda i complessi forestali di origine artificiale esposti a gravi rischi come ha riconosciuto lo stesso Ministero dell’Ambiente prima e della Transizione Ecologica dopo, che hanno opportunamente finanziato misure di riduzione del rischio di incendio di aumento della resilienza.
Il primo intervento, a cura di Enrico Pompei, Dirigente del MIPAAF, ha fatto il quadro europeo della Strategia Forestale, mettendo in evidenza come nella stagione del New Green Deal promossa dalla Commissione UE a seguito della crisi COVID, la stessa sia stata inclusa nella Strategia della biodiversità e trasferita alla DG Ambiente. Pompei ha evidenziato come nell’ambito della strategia forestale europea “protezione, ripristino e gestione sostenibile” siano azioni complementari, ribadendo la multifunzionalità del bosco che, attraverso una governance inclusiva, deve arrivare a riconoscere, anche economicamente, il ruolo dei servizi ecosistemici svolto dai boschi.
Alessandra Stefani, Direttore dell’economia montana e delle foreste del MIPAAF, ha illustrato i principali aspetti della Strategia Forestale Nazionale che raccoglie le sfide del New Green Deal promosso dalla UE per la tutela della biodiversità e la decarbonizzazione che, soprattutto nei territori montani, significa coniugare l’ambiente con la tutela delle persone e dei luoghi, dove le foreste sono spesso al centro di questi processi. Evidenziato che “non esiste una ricetta”, nel senso che ogni realtà territoriale ha delle peculiarità che vanno studiate e valorizzate in base a molteplici fattori, la Stefani ha ricordato come tutti i percorsi tecnici e amministrativi che hanno portato al TUFF e alla SNF siano frutto di percorsi condivisi che hanno visto il coinvolgimento del Ministero dell’Ambiente prima e di quello della Transizone Ecologica dopo, oltre che degli altri dicasteri interessati a partire da quello dello Sviluppo Economico. Ricordato che è ormai in Gazzetta Ufficiale, quindi norma, il Decreto sulle Foreste Vetuste, che proprio nel PNALM ha visto nascere il processo di riconoscimento e valorizzazione, è stato ricordato come in Italia, a fronte di un incremento medio annuo della massa legnosa pari a circa 38 milioni di metri cubi, se ne utilizzano solo una parte, poco più di 14 milioni ai quali vanno ovviamente aggiunti quelli “bruciati” dagli incendi boschivi e da eventi catastrofici come quello di VAIA. Questo però significa che c’è spazio per crescere, nel rispetto del quadro generale (in primis tutela della biodiversità) in modo intelligente e usando tutti gli strumenti che il quadro normativo e organizzativo, inclusa la SNF, mettono a disposizione delle Regioni anche tramite la PAC. Interessante infine il riferimento alla costituzione di consorzi finanziati con le risorse CIPESS e che nell’area del Parco hanno visto nascere realtà importanti nell’Alta Valle del Sagittario e nella Valle Roveto.
Il Prof. Davide Pettenella ha completato il quadro generale partendo da alcuni dati: l’Italia, con un terzo del territorio coperto da foreste, è un paese forestale ma non sa di esserlo; abbiamo ¾ della media UE di provvigione media, ¼ dei prelievi medi (m3/ha/anno) e 52% in più di aree protette. L’Italia è un Paese in cui si accumula massa legnosa visto che a fronte di un incremento medio annuo della stessa di circa 38 milioni di metri cubi, ne utilizziamo circa14 milioni, di cui la grandissima parte (12 circa) è destinato alla filiera energetica e solo una minima parte va a legname da opera, anche se bisogna ovviamente tenere in debita considerazione gli eventi “eccezionali” (tempeste, incendi, malattie) che stanno purtroppo diventando sempre più “normali”. In questo scenario si delineano le sfide per la politica forestale che devono mirare a:
- produrre meglio, e non tanto produrre di più;
- creare meccanismi di remunerazione per chi offre servizi senza mercato;
- andare incontro alle nuove domande sociali.
Tutto questo, nel confronto con gli altri paesi dell’UE, delinea già una prima importante priorità che è quella di migliorare la gestione delle foreste nelle aree protette, più che espandere i livelli di protezione, con i Parchi chiamati ad essere il modello di riferimento nella gestione sostenibile, riducendo sensibilmente la parte destinata alla parte energetica e promuovendo usi intelligenti come dimostrano varie esperienze che vedono l’impiego del legno di faggio per legname da opera (viene riportato l’esempio di una azienda di Montefalcone del Sannio (CB) che però usa solo faggio dalla Croazia certificato FSC) e anche per fare addirittura tessuti. Ma le produzioni del bosco non si limitano al legname e proprio per questo il Prof. Pettenella ha ricordato come solo intorno al tartufo ci sia un giro di circa 38 milioni di euro, a fronte di poche migliaia di euro dichiarati, ma soprattutto l’enorme valore dei servizi ecosistemici che si possono declinare in vari ambiti che vanno dai servizi idrici integrati, all’imbottigliamento dell’acqua minerale, alla compensazione dei territori montani per il passaggio autostrade fino all’inclusione delle foreste nel mercato istituzionale delle quote di carbonio. L’ultima sfida è quella del Green Care (“...un ventaglio di attività che promuovono la salute e il benessere fisico, mentale [e sociale] attraverso il contatto con la natura”) che può essere declinata in vari modi (educazione, salute, servizi socio-culturali, ecc.) che rappresentano una grande opportunità per nuove attività, andando incontro a bisogni di categorie emergenti che lo Stato sociale non riesce spesso a soddisfare; esprimendo nuove professionalità e attivando nuovi finanziatori.
Molto interessanti anche i contributi proposti dai 3 rappresentanti dei Servizi Forestali delle Regioni Abruzzo, Lazio e Molise.
Sabatino Belmaggio, della Regione Abruzzo, ha aperto la seconda parte dei lavori facendo il quadro della situazione regionale che vede il 36% del territorio ricompreso all’interno di parchi nazionali, regionali, riserve statali e regionali, siti della Rete Natura 2000, confermando quindi il dato che, a ragione, ha portato l’Abruzzo ad essere definita la Regione Verde d’Europa. Evidenziando come a causa di una serie di eventi (talvolta catastrofici come quello del Morrone) nel corso degli ultimi anni ci sia stato un cambiamento nella copertura forestale e che il dato relativo alle superficie agro-silvo-pastorali sia in linea con quello generale che vede oltre un terzo ricompreso all’interno di aree protette, Belmaggio ha fornito alcuni dati sugli aspetti più specificamente forestali quali il valore medio di area basimetrica, pari a circa 20 m2/ettaro, all’incremento corrente di volume, pari a circa 3,4 m3 per ettaro l’anno, e infine al volume complessivo della necromassa, stimato in circa 3,6 m3/ettaro. Dopo aver fornito i dati relativi agli interventi selvicolturali che ogni anno vengono autorizzati dalla Regione Abruzzo su tutto il territorio regionale evidenziando come una parte importante interessi le aree protette, Belmaggio ha illustrato come rispetto alla Strategia Forestale per la Regione Abruzzo ci sono sicuramente alcuni punti di forza rappresentati dal fatto che le superficie forestali sono stabili e anzi in crescita, con un elevato grado di naturalità e ricchezza di biodiversità, e soprattutto che la gran parte delle superfici forestali ricadono all’interno di aree protette (il 63% dei boschi di latifoglie e il 59% di quelli di conifera). Proprio questo ultimo elemento, unitamente alla mancanza di una filiera forestale in grado di valorizzare i prodotti, rappresenta anche un punto di debolezza, nella misura in cui, con una pianificazione molto limitata e in assenza di politiche serie di utilizzo della risorsa, che come è stato detto è destinata quasi esclusivamente alla filiera energetica, relega il settore forestale ai margini delle politiche sociali ed economiche, penalizzando territori estremamente delicati dove il bosco comunque può rappresentare una risorsa.
Il rappresentante della Regione Lazio, Davide Fiore, ha evidenziato come nel territorio regionale la pianificazione forestale interessi un numero molto elevato di enti pubblici, ben 270 tra comuni, ASBUC, ecc., e che anche nella nuova programmazione sono stati da poco avviati ben 105 provvedimenti finalizzati a nuovi piani di assestamento forestale o alla revisione di quelli scaduti, confermando la grande attenzione della regione in settore strategico. Attenzione confermata dall’adesione al progetto Life FOLIAGE, che vede tra i partner anche la Regione Umbria, il CREA, ALMAVIVA, l’Università della Tuscia e i Carabinieri Forestali, finanziato nel 2020 e che persegue l'obiettivo di migliorare la governance forestale tramite lo sviluppo di ben 4 software specialistici e l’interazione con i portatori di interesse a cui i software, mirando a creare una interazione tra gli stessi assicurando lo scambio di informazioni utili e formando un’unica piattaforma software integrata: il Sistema Digitale delle Foreste (SDF), tutto sviluppato open source e disponibile gratuitamente a tutti i soggetti interessati. Particolarmente interessante la Piattaforma Amministrativa delle Foreste (PAF), che consentirà di digitalizzare le pratiche amministrative forestali e la relativa cartografia.
Mario Cuculo, della Regione Molise ha riportato il quadro delle attività che la Regione sta svolgendo nell’ambito della programmazione disposta dal Decreto interministeriale del 2021 per i vari settori d’intervento legati alla prevenzione dei rischi naturali antropici, per la gestione forestale sostenibile e per la qualificazione degli operatori forestali e delle imprese boschive, avviando il progetto ForItaly creando la figura dell’istruttore forestale. Importanti anche le azioni per il settore vivaistico, per i boschi ripariali e le pinete. Ma uno degli aspetti più significativi è relativo all’attuazione del PAF (Priority Action Framework), ovvero un quadro di azioni prioritarie dedicate agli 86 siti della Rete Natura 2000, nel cui ambito sono ricompresi diversi settori d’intervento, che consente di collegare la SNF con il PAF, tra cui ad esempio anche il finanziamento di nuovi piani di gestione forestale per oltre 30 Comuni, che per l’area del PNALM ha visto finanziato quello di Pizzone. Dà infine conto delle iniziative previste nell’ambito strategia regionale di sviluppo sostenibile e i collegamenti con le misure della SNAI, migliorando l’azione complessiva dei diversi settori, come quello dei Consorzi forestali che vedranno convolta la Regione Molise anche nella strategia regionale di contrasto al cambiamento climatico.
A chiudere le relazioni programmate Carmelo Gentile, responsabile del servizio agro-silvopastorale del Parco, ha presentato il quadro della pianificazione forestale nel territorio del Parco, evidenziando come quasi tutti i Comuni del Parco siano dotati di un piano di assestamento forestale, ma solo per 3 comuni su 24, tale strumento di pianificazione sia vigente. Nel quadro generale di ridotta o totale assenza di pianificazione, ci sono delle interessanti eccezioni come quella di Pescasseroli, dove la pianificazione si ripete ormai ininterrottamente dagli anni ’50 del secolo scorso, potendo così contare su informazioni molto interessanti da un punto di vista qualiquantitativo e grazie alle quali non si può non evidenziare il crollo dei prelievi, dovuti sicuramente ad una profonda trasformazione sociale, che addirittura nel 2021 ha portato al primo anno con assenza di prelievo.
Nelle conclusioni il Presidente ha formulato l’ipotesi di un ulteriore evento di confronto sulla materia da tenersi al Parco nel mese di ottobre, con il massimo riguardo alla missione di conservazione occorre avere una visione più attenta del rapporto Parchi-foreste nel rispetto delle indicazioni di tutela aree interne del territorio del Parco e con uno sguardo all’area contigua.
Luciano Sammarone
Direttore del PNALM
Programma
Relazioni
- Enrico Pompei, Direttore Uff. DIFOR II della Direzione generale dell'economia montana e delle foreste del MiPAAF