Il Parco, profondamente impegnato nella salvaguardia dell'orso bruno marsicano, attua, quando possibile, azioni di tutela e recupero anche di singoli esemplari di orso bruno provenienti da altre aree geografiche.
Tali esemplari, distinti geneticamente dalla sottospecie marsicana che vive nell'Appennino centrale, hanno comunque diritto a forme di soccorso e aiuto, soprattutto nei casi in cui sono detenuti illegalmente e sottoposti a maltrattamenti.
Nel corso degli anni, con questo intento, il Parco si è reso disponibile ad accogliere e prendersi cura di diversi esemplari di orso bruno europeo, ospitati sia nella grande area faunistica di Campoli Appennino sia nel Centro Natura di Pescasseroli.
Farli conoscere al pubblico e raccontare le loro storie costituisce un importante contributo per la tutela della specie.
L’AREA FAUNISTICA NON È UNO “ZOO”
Al suo interno, infatti, sono presenti animali problematici, che per diverse ragioni, non sono più idonei alla vita selvaggia e non possono tornare in libertà. Le strutture presenti sono progettate per ricreare fedelmente gli habitat e gli ecosistemi naturali, garantendo agli esemplari ospitati un ambiente sano in cui è possibile anche nascondersi agli occhi indiscreti dei visitatori.
L’area faunistica svolge un ruolo fondamentale nel campo dell'educazione naturalistica e ambientale, e nella conservazione della biodiversità in quanto, senza modificare i comportamenti naturali, è possibile osservare, senza recarvi disturbo, quella specie che sarebbe difficile vedere in libertà.
Un’ area faunistica è una scuola dove si insegna a considerare, conoscere e rispettare una fauna unica e minacciata.
PIERO E LEONE
Piero e Leone sono due orsi provenienti dall'Albania ed accolti dal Parco nel febbraio 2017. Questi animali erano detenuti illegalmente in condizioni di prigionia, stipati in gabbie di ferro non più grandi di due metri per due ed in precarie condizioni igienico-sanitarie. Venivano utilizzati come attrattiva turistica davanti ad un grande ristorante.
Grazie all'impegno ed alla collaborazione tra associazioni animaliste ed Enti, (Animal Asia Foundation Italy Onlus, Associazione Salviamo gli Orsi della Luna) è stato possibile intervenire per liberare gli orsi dallo stato di prigionia in cui erano costretti, portarli in Italia ed affidarli alle cure del Parco che li ha collocati nella grande area faunistica di Campoli Appennino.
Appena arrivati, gli orsi erano molto stressati e spaventati, ma le cure del personale veterinario del Parco, un'adeguata alimentazione e la possibilità di muoversi in ampi spazi verdi, ne hanno determinato una rapida ripresa. Piero e Leone hanno all’incirca 13 anni e sono fratelli.
Leone è un maschio adulto, solitario e dalla stazza possente, adora arrampicarsi sugli alberi e sgranocchiare mele.
Piero, fratello di Leone, meno schivo e più giocherellone ama correre, fare il bagno e rotolarsi nell’erba.
BRUMO, NITA E GRETA
Brumo, Nita e Greta sono arrivati a Pescasseroli nel 2020. Nel 2019 l’Associazione Salviamo gli Orsi della Luna (https://www.orsicinesi.org/) ritrova, a Joniskis, in Lituania, tre orsi chiusi in gabbie in cui non hanno spazio nemmeno per alzarsi, con evidenti problemi sanitari e in condizioni di depressione. I tre orsi appartenevano a un circo caduto in fallimento. In molti paesi dell’Europa dell’Est, infatti, sebbene anti-etico ed illegale nella maggior parte del mondo, è ancora praticato l’addestramento di orsi circensi. L’Associazione, in collaborazione con il Ministro dell’Ambiente Lituano e l’organizzazione lituana "Gyvunu Teisiu Apsaugos Organizacija", ha sequestrato gli esemplari che, dopo un complicato trasferimento, sono arrivati nella loro nuova casa, grazie all’aiuto della Fondazione Capellino (https://fondazionecapellino.org/it/fondazione-capellino) e della Commissione Scientifica C.I.T.E.S. (https://cites.org/eng).
Brumo e Nita hanno ritrovato la loro dignità e un luogo sereno in cui trascorrere i loro giorni, le loro condizioni sono molto migliorate, ma si possono ancora notare i segni lasciati dal loro passato. Infatti, entrambi presentano un’andatura più goffa del normale e spesso le loro attività consistono in movimenti ripetitivi e ossessivi, detti stereotipati (come scuotere continuamente la testa o camminare avanti e indietro o in tondo) dovuti al lungo periodo trascorso in luoghi angusti e all’addestramento forzato che hanno dovuto subire quando si esibivano nel circo.
Per aiutare Brumo e Nita ad eliminare o almeno a ridurre questi comportamenti, all’interno della loro area, sono stati installati giochi rudimentali (come tronchi o corde) e giochi cognitivi (erogatore a rullo di premi in cibo) con lo scopo di fornire un’alternativa ai loro comportamenti ripetitivi e tentare di reinstaurare in loro le attitudini tipiche degli orsi. Brumo è il maschio e lo si può distinguere per le maggiori dimensioni e per il manto più scuro, mentre Nita è la femmina, più giovane, più piccola e con un pelo molto più chiaro.
Insieme a loro c’era anche l’orsa Greta, ospitata nel centro per 2 anni (fino al 16/10/2022), e morta dopo aver superato circa 30 primavere (età molto avanzata che raramente viene raggiunta dagli orsi, anche in cattività).
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