Nei precedenti post abbiamo visto che alcuni orsi, pur avendo nel territorio del Parco le risorse necessarie per la propria sopravvivenza, per svariate ragioni (età, sesso, stagione, storia individuale, carattere, ecc) iniziano a frequentare assiduamente i centri abitati, dove trovano cibo molto energetico e di facile accesso.
Questi individui iniziano a modificare in maniera sempre più intensa le proprie abitudini fino a rischiare di diventare orsi “confidenti” e /o problematici.
Nei precedenti post abbiamo visto anche che un orso “confidente” corre maggiori rischi per la sua sopravvivenza.
Ma come si fa a scoraggiare questi comportamenti e a evitarne l’insorgenza?
Finché un orso riceverà un premio (cibo) all’interno di un centro abitato continuerà a utilizzarlo. Quindi la risposta è semplice: per scoraggiare tali comportamenti è necessario rimuovere o rendere inaccessibili le fonti trofiche all’interno dei centri abitati.
E come si fa?
Anche questo è semplice: rendere le strutture che ospitano gli animali da cortile o i mangimi inaccessibili, rimuovere la frutta dagli alberi e i mucchi di carote presenti in molti allevamenti.
E allora perché non si fa?
La riduzione delle risorse trofiche di origine umana, così come riportato in tutti i protocolli nazionali ed internazionali, rappresenta uno strumento preliminare e fondamentale per la prevenzione e la riduzione del fenomeno degli orsi problematici, ma in realtà non è di facile attuazione nei contesti ambientali del Parco.
L’area del Parco è, infatti, caratterizzata da ampie porzioni di habitat idoneo alla presenza dell’orso frammisto a centri abitati in cui sono presenti numerosi piccoli spazi coltivati e/o singoli alberi da frutta disseminati all’interno o a ridosso dei centri abitati.
A causa della numerosità e frammentarietà di tali piccoli spazi il lavoro di prevenzione attraverso recinti elettrificati è dunque estremamente complesso e dispendioso.
In alcuni casi, inoltre, il lavoro è reso ancora più complicato dalla riluttanza dei proprietari a installare una recinzione elettrica sui propri terreni.
Ciò nonostante, l’Ente, anche grazie al progetto LIFE, ha consegnato 313 recinzioni elettrificate.
Nel corso degli ultimi anni il parco, nei contesti nei quali è acclarata la presenza di orsi problematici e /o confidenti, sta tentando di sensibilizzare i proprietari dei frutteti alla raccolta, anche prematura, della frutta.
Questo sacrificio contribuirebbe in maniera sostanziale alla prevenzione, tuttavia spesso i cittadini non hanno visto favorevolmente questo genere di proposte da parte dell’Ente, nonostante molta frutta non venga poi affatto raccolta ma lasciata cadere a terra.
Infine, c’è anche da dire, che la prevenzione realizzata esclusivamente con le recinzioni elettrificate, senza una collaborazione attiva degli interessati, è spesso critica: le recinzioni richiedono, infatti, cura e manutenzione ordinaria affinché siano efficienti e questo non sempre viene garantito dai proprietari.
Un altro problema è legato alla presenza di pollai.
All’interno dei centri abitati spesso sono presenti numerosi pollai, non sempre a norma rispetto alle autorizzazioni sanitarie e strutturalmente inadatti a prevenire l’incursione di un orso.
Dal 2012 ad oggi l’Ente ha inventariato 618 strutture per animali (galline, conigli ecc.) collocate all’interno o nella periferia dei centri abitati.
L’89% di queste, pur avendo una struttura portante in pietra o cemento, presenta numerosi punti di debolezza: il 64% di queste ha un tetto in lamiera o in tavole di legno e la maggior parte degli ingressi (porte e/o finestre) sono realizzate con tavole di scarto o rete.
Alcune delle strutture esaminate sono al limite di una definizione di “pollaio” in quanto la stessa struttura è costituita da tubi innocenti o vecchi pali, vecchie reti da letto, lamiere o legno di scarto.
Infine, ci sono situazioni paradossali come vecchie auto adibite a pollai.
E’ del tutto evidente che la stragrande maggioranza delle strutture necessita di interventi importanti, se non il rifacimento dell’intera struttura.
A queste difficoltà tecniche si aggiungono quelle legate alla legittimità di alcune strutture, alla mancanza di fondi e personale dedicato.
E’ bene ricordare che, fatta eccezione per i 7 comuni del Parco, il resto degli interventi si realizzano nella zona di protezione esterna o addirittura fuori, dove il Parco ha competenze limitate e comunque non può imporre regole nelle proprietà private senza il supporto delle amministrazioni comunali.
Sussistono quindi continue opportunità per i singoli orsi di entrare in contatto con le attività antropiche ed acquisire comportamenti “deviati” rispetto alla norma.
Nonostante queste difficoltà l’Ente Parco, le amministrazioni comunali e i cittadini hanno collaborato efficacemente nelle zone frequentate dall’orsa Gemma, dimostrando che la prevenzione può dare ottimi risultati se frutto di uno sforzo e di un obiettivo comune.
Il lavoro di prevenzione in queste aree è stato molto intenso e lungo e non è stato sempre facile, ma ha portato alla messa in sicurezza di oltre l’80% delle strutture (soprattutto pollai), con ottimi risultati sia per la riduzione del danno, e quindi del conflitto sociale, che rispetto alla presenza dell’orsa nei centri abitati.
A partire dal 2016, la situazione è diventata più complessa: altri 3 orsi hanno mostrato atteggiamenti confidenti, richiedendo interventi in tutti i comuni dell’ Alto Sangro e della Marsica.
L’orso Mario, ad esempio, negli ultimi mesi ha provocato più di 150 danni, prevalentemente a pollai.
L’Ente Parco ha recentemente contattato alcune aziende per la realizzazione di un prototipo di pollaio “a prova di orso”, sulla base degli esempi nord americani, che speriamo di sperimentare entro settembre.
Più difficoltosa, come abbiamo detto, è invece la soluzione che riguarda i frutteti.
Se è dunque così difficile rendere inaccessibili le fonti alimentari all’interno dei centri abitati, perché l’Ente Parco non mette cibo supplementare in natura in maniera tale da tenere gli orsi fuori dai centri abitati?
#appuntamentorsi 4
PER SAPERNE DI PIU’
AA.VV. (2012). Progetto Life ARCTOS-Azione A5. Protocollo operativo per la prevenzione e la gestione del fenomeno degli orsi confidenti e/o problematici.
AA.VV. (2015). Defining, preventing, and reacting to problem bear behavior in Europe. LCIE; European Commission.
Dolson S., (2015). Responding to Human-Bear Conflict. A guide to non-lethal management techniques. Prepared by Get bear smart society.
Pubblicato su Facebook il 1°settembre 2017